RASSEGNA STAMPA

La Repubblica - Diaz, due molotov salvano il processo

Genova, 4 luglio 2008

Diaz, due molotov salvano il processo
La regina delle prove false diventa un boomerang e può impedire lo stop di un anno
Sul porto d´armi ruota l´intero procedimento e il dibattimento non è azzoppato

MASSIMO CALANDRI

Dopo sette anni di attesa. Dopo centinaia di udienze, dopo i racconti drammatici dei ragazzi massacrati. Dopo le polemiche per la sconcertante collaborazione fornita dalla polizia nel corso delle indagini. Dopo le confessioni di chi partecipò a falsificare le prove, e i tentativi di spostare altrove il dibattimento. Dopo le molotov «accidentalmente» distrutte, i ricordi «pilotati», i questori accusati di testimoniare il falso e De Gennaro indagato. Dopo tutto questo, la prospettiva è che l´emendamento allegato al decreto-sicurezza del governo Berlusconi cancelli anche l´ultima speranza di avere giustizia. Trattandosi di reati "minori" (violenza privata, lesioni, falso, calunnia, perquisizione arbitraria) e commessi prima del 2002, il processo per l´assalto sanguinario alla scuola Diaz rischia seriamente la sospensione di un anno.
E sarebbe come strapparla, questa pagina nera nella storia della Polizia di Stato. Sarebbe come se nulla fosse accaduto.
Ma ci sono quelle bottiglie incendiarie, di mezzo. Furono piazzate dalle forze dell´ordine nella scuola di via Battisti per incastrare i no-global e giustificare il pestaggio, gli arresti illegali, lo spiegamento di forze. Oggi i poliziotti maledicono due volte la loro creatura, la regina delle prove false: perché ha fatto da impalcatura a questo processo, e tutto suggerisce che ne impedirà la sospensione. Due dei 29 imputati - il vice-questore Pietro Troiani, l´agente Michele Burgio - devono infatti rispondere di porto di "armi da guerra": le molotov, appunto, che sistemarono nell´istituto scolastico la notte del 21 luglio 2001. E un´imputazione del genere non rientra nell´emendamento che manderebbe a ramengo il processo Diaz. Una perfetta nemesi insomma, una giustizia compensatrice.
L´entrata in vigore dell´emendamento è attesa per la metà del mese. A quel punto, toccherà al presidente della sezione - Gabrio Barone - decidere il destino di questo dibattimento. Riccardo passeggi, uno degli avvocati protagonisti del processo Diaz, prova a sintetizzare. Le ipotesi sono tre.
«Uno: la stragrande maggioranza dei reati in questione rientra nell´emendamento, l´episodio del porto di armi da guerra - riguardando due soli imputati - finisce insieme agli altri e scatta la sospensione». «Due: l´episodio del porto di armi da guerra viene stralciato, nascono due processi. Quello per le molotov va avanti, l´altro viene sospeso». «Tre: intorno al porto di armi ruota l´intero procedimento, l´episodio trascina anche le altre accuse ed il dibattimento va avanti comunque».
Ci sono buone ragioni per credere che la terza ipotesi sarà quella definitiva. Se lo augurano naturalmente anche i pubblici ministeri che sostengono l´accusa. Spiega, Francesco Cardona Albini: «La presenza di un reato che esclude oggettivamente la sospensione del processo, è un valido motivo per non sospendere». Il porto delle armi da guerra è strettamente connesso a tutte le altre imputazioni, e tutto è assolutamente indispensabile all´accertamento del fatto. Indissolubile. Dunque, il processo si farà. Analogo augurio da parte dell´altro pm, Enrico Zucca.
«Il governo Berlusconi allora fu complice di quelle violenze, e oggi cerca di bloccare il processo». Lo sostiene Vittorio Agnoletto, allora portavoce del Genoa Social Forum. «E´ fondamentale che il processo sulle violenze alla Diaz si concluda, e non venga sospeso a causa della salva premier. Se la sentenza di primo grado dovesse confermare i reati di cui i 29 imputati
- nonché tutori della legge nelle giornate del G8 di Genova - sono accusati, sarebbe un passo importantissimo per la ricerca di verità e giustizia su quelle giornate cilene: sospendere un processo su quella pagina nera della storia d´Italia sarebbe un atto ignobile».